Chirurgia mini-invasiva e fast-track

Negli ultimi tempi si parla sempre di più di chirurgia mini-invasiva e fast- track, scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta. Lo scopo di queste tecniche chirurgiche è ridurre il trauma chirurgico e limitare l’impatto che lo stesso ha sul paziente, fornendogli la possibilità di recuperare rapidamente le funzioni in seguito ad un intervento chirurgico di natura protesica e di iniziare la fisioterapia il prima possibile.

Il Dott. Fondi, anestesista della nostra equipe, ci ricorda che le tecniche chirurgiche mini-invasive sono riccamente documentate, ma il paziente ha invece meno informazioni sul percorso fast- track, percorso che permette al paziente di iniziare al più presto la riabilitazione e di rientrare al più presto presso il proprio domicilio. Per un corretto percorso fast-track è necessario seguire un adeguato protocollo anestesiologico, come riportato dai seguenti punti.

  1. La durata dell’anestesia deve essere breve, e fornire un rapido recupero sensorio e della vigilanza;
  2. È necessario comporti un impatto minimo sulla funzione neuromuscolare, al fine di consentire al paziente l’inizio della fisioterapia in tempi brevi;
  3. Garantire al paziente un eccellente controllo del dolore durante e dopo l’operzione;
  4. Ridurre al minimo il sanguinamento intraoperatorio;
  5. Non utilizzare farmaci morfinici o oppioidi, al fine di evitare effetti indesiderati come: nausea, vomito e sonnolenza;
  6. Unire in maniera complementare tecniche di analgesia locoregionale che non compromettano la funzione muscolare.

L’intero obbiettivo della procedura è quello di fornire una condizione di anestesia ottimale, che permetterà al paziente il recupero delle funzioni e del benessere dello stesso in tempi brevi. Permetterà inoltre le successive pratiche di mobilizzazione, fisioterapia ed alimentazione per via orale, quest’ultima possibile dopo 4-6 ore dal termine dell’intervento.

Specificando, la tecnica anestesiologica prevede un’anestesia spinale subaracnoidea, unita ad una sedazione più o meno profonda, in base ai desideri del paziente. Infine, può essere associata a blocchi nervosi analgesici eseguiti al termine dell’intervento.

Il tutto va associato ad una analgesia multimodale pre e post operazione. Grazie a queste pratiche è possibile ridurre sensibilmente l’utilizzo di medicinali morfinici, che nonostante la loro efficacia producono nel paziente diversi effetti indesiderati. Alcuni di questi farmaci vengono comunque utilizzati nei casi di dolore altrimenti incontrollabile.

Inoltre l’anestesista si occuperà di alcuni dettagli, come il mantenimento di un’adeguata temperatura corporea del paziente, con appositi strumentari scalda paziente.

Lo stesso utilizzo del catetere vescicale non è più obbligatorio come nei tempi passati, al fine di evitare eventuali complicanze di natura infettiva.

L’analgesia successiva all’intervento è una parte decisamente importante dell’intero iter anastesiologico, e dalla corretta applicazione dello stesso dipende la capacità successiva di recupero del paziente senza provare dolore.

Quindi, concludendo, le sopracitate tecniche di analgesia sono complementari a tutte le tecniche chirurgiche mini-invasive, garantendo un decorso post-operatorio privo di dolore assieme al recupero delle funzioni corporee rapido e soddisfacente per il paziente.

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