Osteoartrosi: la terapia conservativa ritarda un intervento di protesi del ginocchio e dell’anca

Il Professor Iain B. McInnes dell’Università di Glasgow suggerisce che “È saggio considerare tutte le opzioni di trattamento non chirurgico prima di ricorrere a una protesi dell’anca o del ginocchio”. Eppure, in molti casi, medici e pazienti non riescono a valutare l’intera gamma di opzioni terapeutiche conservative.

Uno studio norvegese ha dimostrato che i pazienti affetti da osteoartrosi possono trarre benefici da una terapia conservativa qualificata. Il progetto dello studio randomizzato (CRT) in oggetto, includeva un programma di sviluppo sulla base delle raccomandazioni terapeutiche internazionali per l’osteoartrosi dell’anca e del ginocchio. Includeva inoltre un programma iniziale di tre ore dedicato alla formazione del paziente. A questo, seguivano 8-12 settimane di esercizi personalizzati sotto la supervisione di fisioterapisti. Il programma è stato promosso da medici di medicina generale, medici di base e fisioterapisti, i quali hanno ricevuto una formazione preliminare dedicata.

Un totale di 393 pazienti ha partecipato allo studio, 284 pazienti sono stati inclusi nel programma speciale dedicato all’osteoartrite e 109 (gruppo di controllo) hanno continuato con le rispettive cure abituali. I partecipanti, avevano almeno 45 anni e presentavano i tipici sintomi clinici da osteoartrosi, come la ridotta mobilità e il dolore e sono stati riesaminati 12 mesi dopo l’inizio del programma. I parametri dello studio seguivano parametri come: la qualità delle cure, la soddisfazione nei confronti delle stesse, l’attività fisica e i medici partecipanti. I ricercatori hanno anche rilevato se è stato eseguito un intervento di sostituzione protesica delle articolazioni.

Il 92% dei pazienti che hanno partecipato al programma di rieducazione, mentre il 64% ha completato un periodo minimo di partecipazione di almeno 8 settimane di esercizio fisico. Dodici mesi dopo, il gruppo d’intervento, ha riportato un miglioramento della qualità della cura (da uno score di 58 a quello di 41 riferito al gruppo di controllo). I partecipanti allo studio hanno anche riferito una soddisfazione significativamente maggiore (OR: 7,8; 95% CI 3,55, 17,27). Una percentuale decisamente maggiore (OR: 4.0; 95% CI 1.27, 12.63) ha anche rispettato le indicazioni collegate all’attività fisica rispetto al gruppo di controllo. Una quantità minore è stata segnalata ai chirurghi ortopedici (OR 0.5; 95% CI 0.29, 1.00) ed una percentuale ancora più piccola (4%) ha ricevuto un intervento di sostituzione dell’articolazione durante il periodo di osservazione, rispetto al gruppo di controllo (11%, OR 0.3; 95% CI 0.14, 0.74).

“L’implementazione di un modello strutturato per le cure dell’osteoartrosi ha portato ad una migliore qualità delle cure, ad una maggiore soddisfazione del paziente e ad una maggiore attività fisica, nonostante la patologia artrosica” ha dichiarato il coautore lo studio Tuva Moseng del Diakonhjemmet Hospital di Oslo in Norvegia. Altre prove suggeriscono inoltre che un programma strutturato per l’osteoartrosi che includa l’educazione del paziente all’esercizio fisico può ritardare o ridurre la necessità di un intervento chirurgico dopo 12 mesi.

Il professor Isaacs dell’Università di Newcastle e Presidente del Comitato del Programma Scientifico EULAR 2020 ha riassunto il tutto dichiarando “Ancora una volta, vediamo quanto sia importante ed efficace una terapia coerente e conservativa per i nostri pazienti affetti da osteoartrosi”. Lo stessa ha inoltre asserito che “la terapia conservativa basata sulle raccomandazioni internazionali per il trattamento dell’osteoartrite dovrebbero diventare lo standard per tutti i pazienti”.

START TYPING AND PRESS ENTER TO SEARCH